All’esterno della Chiesa, nell’aiuola di Piazza Asti, è collocata una statua bronzea raffigurante S.Annibale, inaugurata e benedetta il 19 marzo 2006 dal cardinale Angelo Sodano. La statua realizzata ad Ortisei, si ispira al modello di un artista spagnolo e rappresenta S.Annibale circondato da ragazzi, maestro ed educatore. La facciata della Chiesa si presenta con un portale sormontato da cinque grandi finestre affiancate tra loro, e termina a forma di timpano.
Il campanile è il più alto di Roma con i suoi 47 metri (C. Rendina, Le Chiese di Roma, Newton & Compton Editori, Milano 2000, 38). Sui due portoni laterali si trovano due mosaici del padre Ivan Rupnik: uno raffigurante S.Antonio e l’altro S.Annibale, i due patroni e titolari della Parrocchia. Sulla facciata è anche scolpita l’iscrizione della nuova titolazione della Parrocchia, avvenuta nel 2008 e celebrata nel 2009. L’interno della Chiesa è a tre navate con cappelle laterali; la navata centrale è molto più ampia rispetto alle due laterali. Alla sommità del presbiterio, è collocato un baldacchino a tre colonne, fregiato di pannelli in bronzo raffiguranti tematiche eucaristiche e al di sotto è ospitato un tabernacolo in bronzo con sculture angeliche, sempre in bronzo. Sulla lastra di marmo bianco che sormonta il baldacchino o ciborio, vi è incisa in latino la frase evangelica del carisma rogazionista: “Rogate ergo Dominum messis ut mittat operarios in messem suam” (Pregate dunque il padrone della messe, perchè mandi operai nella Sua messe). Il fondo della chiesa è arricchito dal maestoso mosaico realizzato negli anni ’80, ritraente Cristo in posizione centrale e le figure di Sant’Antonio a destra e Sant’Annibale Maria Di Francia a sinistra. Il tema del mosaico è: “Date loro voi stessi da mangiare” (Mt 14,16).
Si notano i due Santi infatti, che insieme agli apostoli, ricevono la forza di dare il pane ai poveri, sia quello materiale (S.Antonio) che quello divino, l’Eucaristia (S.Annibale). In data 3 novembre 2008 il cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini ha firmato il decreto di modifica della denominazione della nostra Parrocchia di S. Antonio a piazza Asti in Parrocchia “Santi Antonio e Annibale Maria”. L’interno della Chiesa è stato completamente ristrutturato nel corso del 2009, con l’adeguamento liturgico del presbiterio e la collocazione del nuovo altare, del nuovo ambone, della nuova sede e del rifacimento del battistero. La dedicazione del nuovo altare è avvenuta il 15 novembre 2009, alla presenza del cardinale Agostino Vallini. Negli ultimi anni sono state realizzate preziose vetrate istoriate nelle navate laterali, che simboleggiano i 7 sacramenti; infine è stata realizzata anche la vetrata istoriata della facciata principale che rappresenta il Pastore misericordioso.
Dall’Idea progettuale per l’adeguamento dello “spazio” quale luogo dell’assemblea celebrante per la chiesa dei Santi Antonio e Annibale Maria dell’Arch. Osvaldo Valeri, leggiamo quanto segue. La chiesa dei Santi Antonio e Annibale Maria già testimonia la incoativa percezione di esigenze che la Riforma liturgica post conciliare avrebbe esplicitato compiutamente. Tuttavia, a quasi quarant’anni dalla promulgazione del Messale in lingua italiana, anche la parrocchiale di piazza Asti si è trovata a fare i conti con la necessità di un adeguamento liturgico che la aiuti a rendersi “Chiesa” oggi, cioè sempre vera assemblea del popolo di Dio, luogo per eccellenza deputato alla partecipazione ai Santi Misteri che in essa si svolgono. E’ con sensibilità e umiltà che ho affrontato questo delicato tema, al fine di adeguare “cose antiche”, che esprimono il patrimonio ereditato dai padri, alle esigenze poste dalla Riforma liturgica.
L’ALTARE
Nel progettare tutta l’area presbiterale sta sicuramente il maggior sforzo progettuale di un architetto, il quale deve conciliare le regole della Liturgia con i vincoli di tipo spaziale. Interpretare il significato dell’altare attraverso la lettura del Vaticano II e dei documenti della Chiesa, inserendolo all’interno del rinnovato modello di chiesa, è una sfida di notevole spessore ed interesse progettuale-liturgico.
Proprio perché, fin dal suo ingresso in una chiesa, ogni credente si trova in presenza dell’altare e dell’ambone: i due segni di Cristo/Parola e Cristo/Agnello immolato e donato nel convito pasquale. La preghiera di consacrazione dell’altare è stata fonte di indicazioni divenute linee guida per la progettazione:
“Sia dedicato a Te (Signore)
come ara del sacrificio di Cristo
e mensa del suo convito,
che redime e nutre il tuo popolo.
Questa pietra preziosa ed eletta
sia per noi il segno di Cristo”.
Ho rivisitato, pertanto, lo spazio liturgico del presbiterio, al centro del quale ho posizionato il nuovo altare. La scelta è caduta su un altare a forma rettangolare in pietra, poggiato direttamente sul pavimento del presbiterio, che riprenda le linee geometriche dell’altare maggiore e di quelli laterali, caratterizzati da angoli retti. La mensa ha una dimensione di mm. 3000 x 1200 e una altezza 105. Come base del nuovo altare un elemento decorativo e simbolico rappresentato da fasci di ulivo. L’altare nei documenti del Vaticano II è ricordato quale mensa del Signore e non va dimenticato, ai fini di una iconografia, come sia opportuno far rilevare, con il significato di “pasto in comune”, il valore del sacrificio di Cristo. Sia nell’altare, sia nell’ambone è presente un forte simbolo da sempre citato tanto nell’A.T. quanto nel N.T.: l’ulivo.
La terra d’Israele era ricca di olivi nei tempi biblici ancor più che al giorno d’oggi al punto da essere definita “il paese degli olivi da olio” (Dt 8,8; 2 Re 18,32). I romani incentivarono tale produzione, tanto che ancora attualmente gli arabi chiamano gli olivi migliori “zeyt er – rum” cioè “olivi di romani”. Il torchio o frantoio (in ebraico: Gath) si costruiva direttamente nell’uliveto. Ho scelto di poggiare la mensa del Signore (1 Cr 10,21) su rami di ulivo realizzati ad altorilievo su lastre di marmo verde a caratterizzare con ciò uno dei valori intrinsechi del “monumento-memoriale”: la Passione di Cristo, la sua morte per i nostri peccati, l’agnello sacrificale: Lui per tutti noi.
È la Passione e l’umanità di Cristo che si manifestano nell’orto degli ulivi (Getsemani dall’ebr. Gath – shemanim “torchio per l’olio” – riportato da tutti gli Evangelisti), primo luogo della Passione e del sacrificio pasquale di Cristo. Come dal sacrificio degli ulivi nel “Getsemani” nasce l’olio, così dal Sacrificio di Cristo, dalla sua “spremitura” nel Getsemani, nasce il frutto della salvezza: quell’olio che è segno dell’unzione dello Spirito Santo e materia che comunica ancora oggi nei Sacramenti il dono della salvezza e la potenza dello Spirito Santo. L’ulivo, venne pressato e macerato perché fossimo liberi: Cristo con la sua Passione e morte ci ha donato la libertà. Il simbolo dell’ulivo esprime dunque il valore sacrificale del Mistero pasquale il cui memoriale eucaristico si celebra sull’altare. E’ questo più di ogni altro il simbolismo e il significato intrinseco della raffigurazione degli ulivi sotto la mensa del Signore, da me scelto.
L’AMBONE
L’ambone è il luogo della Parola, dell’annuncio pasquale che convoca il popolo di Dio nell’Aula liturgica, è “icona spaziale della risurrezione” (C. Valenziano): è in altri termini il sepolcro vuoto di Cristo, la pietra rovesciata della tomba vuota sulla quale ancora oggi, l’angelo (diacono) annuncia alle genti la risurrezione (Vangelo). L’ambone progettato ha una forma vorticosamente sbilanciata verso l’assemblea, a significare la pietra del sepolcro rovesciata, il luogo alto dell’annuncio pasquale.